Giornalismo, la sfida di recuperare il “lettore perduto”. Confronto all’Istituto Francese di Napoli

Da ingegnere apprezzo molto lo sviluppo degli attuali sistemi di mobilità senza conducente. Ma da cittadino, giornalista e ingegnere diffiderò sempre di un’informazione senza conducente: questa frase, che si riferisce all’uso dell’intelligenza artificiale nel giornalismo, chiude il contributo del presidente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, Gennaro Annunziata, pubblicato nel report 2024 “Tendenze e nuovi scenari per il giornalismo – Il lettore perduto”, promosso dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Osservatorio sul giornalismo digitale.
Da questo report (consultabile QUI  ) ha preso spunto il seminario multidisciplinare sul tema: Il futuro del giornalismo – Il lettore perduto“, organizzato venerdì 17 maggio all’Istituto Francese di Napoli e valevole 3 Crediti formativi professionali per gli iscritti all’Ordine degli ingegneri.
Al dibattito (vedere qui in basso la locandina), moderato dal giornalista Antonio Rossano, hanno preso parte Ginevra Cerrina Feroni, vice presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Carlo Bartoli, presidente del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti, lo scrittore Maurizio de Giovanni, Francesca Marone, docente all’Università Federico II e Gabriel Kahn, docente di giornalismo all’Università della Sud California.
A fare gli onori di casa Lise Moutoumalaya, console di Francia a Napoli.
Il dibattito di venerdì 17 aprile giunge esattamente un anno dopo il confronto organizzato sempre all’Istituto Francese di Napoli, in cui si discusse di giornalismo e intelligenza artificiale (vedere QUI ) e a cui Annunziata partecipò – come accaduto anche quest’anno – nel suo duplice ruolo di presidente degli ingegneri e di giornalista esperto in questioni tecnologiche e informatiche.
Il presidente degli ingegneri napoletani è stato chiamato sul palco a introdurre l’evento dal giornalista Antonio Rossano.
Il moderatore ha preso spunto proprio dalla frase che conclude l’intervento di Annunziata per dare a lui la parola.
Nel suo indirizzo di saluto Annunziata ha ribadito l’interesse degli ingegneri nel porsi come interlocutori dei giornalisti e lavorare insieme per governare i processi di innovazione mediatica connessi all’intelligenza artificiale e per contribuire a formare gli operatori dell’informazione all’utilizzo dell’IA.

GIORNALISMO E INGEGNERIA: SINERGIA VIRTUOSA
“L’intelligenza artificiale è materia multidisciplinare – ha ribadito il presidente degli ingegneri napoletani – : coinvolge aspetti tecnologici, organizzativi, economici, etici e, proprio partendo da questo assunto, stiamo pensando come Ordine a una serie di eventi valevoli per la formazione continua in cui approfondiremo il rapporto tra informazione e saperi ingegneristici, nella consapevolezza che i due mondi, giornalismo e ingegneria, possano e debbano lavorare su progetti condivisi mirati al miglioramento della qualità dell’informazione, alla valorizzazione delle risorse umane impegnate nei media, proprio attraverso una saggia implementazione delle tecnologie che oggi ci vengono fornite“.
Di questo e di altri temi si parla nel report 2024 che, ha ricordato Rossano, è stato presentato a Roma con l’intervento del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, il quale ha partecipato in videoconferenza al dibattito di Napoli.
Nella foto qui in basso, da sinistra: Kahn, Marone, Bartoli, Rossano, Cerrini Feroni e de Giovanni.
Noi giornalisti – ha ribadito Bartoli – in questa crisi di settore abbiamo anche il dovere di fare autocritica e di aprirci al nuovo. Non bisogna temere le nuove tecnologie, ma saperne governare l’introduzione e l’uso“.
Va anche considerato, osserva Bartoli, come l’innovazione tecnologica degli ultimi sessant’anni abbia portato il giornalista a farsi carico anche di professionalità che un tempo erano esercitate da altre figure impiegate nelle aziende editoriali, oggi pressoché scomparse: il grafico, l’archivista, l’impaginatore, il proto.
Un accorciamento della filiera produttiva che ha consentito un drastico taglio dei costi, gravando il giornalista di compiti che prima non gli erano propri.
Oltre all’intelligenza artificiale, anche il web e social media – rileva Bartoli – stanno profondamente incidendo sulla professione giornalistica, determinando forti mutazioni nelle forme di accesso all’informazione.
Si tende – osserva il presidente dei giornalisti – a un consumo più visuale e audiovisivo dell’informazione”.  Tendenza che va di pari passo – argomenta Bartoli – con l’interesse dei giovani verso coloro che direttamente propongono in video e in rete contenuti informativi e di approfondimento, spostando quindi l’interesse dalle testate ai singoli individui.

DE GIOVANNI: LEGGERE SVILUPPA L’IMMAGINAZIONE
Nel recente passato il lettore era attratto anche dal giornalista che aveva un suo stile peculiare, il cui modo di porsi sulla pagina scritta creava schiere di fan o anche di feroci detrattori, ma che comunque non lasciava mai indifferente la platea dei fruitori dei giornali. Basti pensare, per citare solo due esempi, all amore/odio suscitato da due grandi giornalisti come Indro Montanelli e Gianni Brera.
Oggi tutto questo non esiste più. Ma quanto contano ancora lo stile e la capacità di emozionare di chi scrive?
Su questo terreno si è articolato l’intervento dello scrittore Maurizio de Giovanni.
L’inventore dei “Bastardi di Pizzofalcone” ha esordito ricordando il recente caso della scrittrice nipponica Rie Kudan, autrice del romanzo The Tokyo Tower of Sympathy”, vincitore dell’ultima edizione del Premio Akutagawa, ossia il più prestigioso premio letterario giapponese. Per ammissione della stessa autrice il 5% dell’opera ha come coautore ChatGPT.
De Giovanni non ha mai fatto uso di questi strumenti (ha parlato di “intelligenza artigianale”) e sostiene che solo la lettura “stimoli l’immaginazione“.
Forse proprio per questo motivo – secondo lo scrittore – a molti conviene che i giovani leggano poco o nulla, al di la delle affermazioni “ipocrite” e di facciata.
I giovani che “immaginano” meno, pensano anche meno e, dunque, sembra volerci dire de Giovanni, sono anche più condizionabili e irreggimentabili.

MORTO FRANCO DI MARE: UN MINUTO DI SILENZIO
Mentre si articolava il confronto sulla crisi del giornalismo, è giunta in sala una notizia che ha raggelato tutti: la scomparsa del giornalista Rai Franco Di Mare, precocemente stroncato da un tumore molto aggressivo, probabilmente contratto proprio a causa del suo impegno professionale su molti fronti di guerra.
Il pubblico e i relatori si sono alzati in piedi e hanno osservato un minuto di silenzio.

MARONE: NARRAZIONE AL MASCHILE ED EUROCENTRICA
L’analisi dei contenuti mediatici nel nostro paese, ha rilevato Francesca Marone, ci consente di tracciare l’analisi del profilo medio del soggetto che “fa informazione”.
Emerge una narrazione “al maschile” e prevalentemente “eurocentrica”.
Marone ha approfondito anche altre questioni “di genere” connesse ai media e all’intelligenza artificiale, ricordando che nel mondo dell’AI solo il 16% delle donne riveste un ruolo dirigenziale o di vertice.
Inoltre l’utilizzo dell’AI nella valutazione dei curriculum per il reclutamento del personale – ha fatto osservare Francesca Marone – porta spesso ad attribuire ruoli leader agli aspiranti di genere maschile e ruoli gregari alle aspiranti di genere femminile.
In altre parole gli algoritmi “assimilerebbero” le discriminazioni di genere del mondo “reale”.

KAHN: ATTENTI ALLA CRISI DELL’INFORMAZIONE LOCALE
Gabriel Kahn
ha portato la sua testimonianza di docente di giornalismo e di giornalista soffermandosi anche sulla crisi dell’informazione locale, con particolare riferimento alla realtà statunitense.
“Negli Stati Uniti – ha ricordato – stanno scomparendo i piccoli giornali locali, un tempo spina dorsale del paese e importante voce delle varie comunità”.
Da tempo negli Usa, si diffonde il fenomeno – ha detto Kahn – dei giornali fatti da un solo giornalista, che raccoglie informazioni dalla rete o da comunicati e confeziona un prodotto “senz’anima”.
Le conseguenze di questa desertificazione, come risulta da indagini sociologiche, sono drammatiche: la scomparsa di giornali dedicati alla cronaca locale ha per effetto un aumento della corruzione, la minor partecipazione alla politica e alle elezioni, un disinteresse alla “cosa pubblica”.
Il modello dell’informazione oggi si è impoverito di contenuti e anche di voci alternative, ha aggiunto Kahn, anche per lo strapotere di pochi grandi player del settore Ict e Web come ad esempio Meta, Google, Apple, Amazon e Microsoft.

CERRINA FERONI: QUESTIONI GIURIDICHE SEMPRE PIù COMPLESSE
Ginevra Cerrina Feroni
ha focalizzato il suo intervento sulle numerose questioni giuridiche connesse ai nuovi modi di fare informazione e all’implementazione dell’intelligenza artificiale nel giornalismo.
Basti pensare alle questioni connesse al diritto di replica, oppure alla responsabilità penale nel reato di diffamazione. Per la diffamazione potrebbero esserci infatti serie difficoltà nell’individuare l’autore – “umano” o “robotico”? – nello sviluppo di una notizia ritenuta diffamatoria.
Inoltre c’è il problema del “diritto all’oblio”: “Come autorità garante della privacy riceviamo spesso segnalazioni sulla necessità di de-indicizzare dai motori di ricerca di informazioni non più attuali, non più necessarie, ma anzi dannose per l’individuo che voglia ricostruirsi una vita e a cui non può essere negato il diritto di farlo“.
Da questo scenario complesso – secondo la vice presidente del Garante dei dati personali – deriva la necessità di individuare strumenti regolatori che siano al passo con i tempi, in una rincorsa che spesso è decisamente tutta in salita, rispetto alla enorme velocità dei processi di innovazione tecnologica.
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