Intelligenza artificiale e giornalismo. La proposta di Annunziata al convegno di Media Studies: Educhiamo i cittadini, fin da giovani, all’informazione di qualità

Educhiamo i cittadini, fin da piccoli, a una maggiore consapevolezza nell’approccio all’informazione. Una sorta di educazione civica 2.0 in cui tutti possiamo e dobbiamo svolgere un ruolo: tecnici, giornalisti, parti sociali e – naturalmente – mondo della scuola, dell’università e della ricerca“: è la proposta lanciata dal presidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Napoli, Gennaro Annunziata, intervenendo al seminario sul tema “Il futuro del giornalismo. Digitale. Artificiale?“, organizzato dall’associazione Media Studies (guidata da Antonio Rossano), ospitato nell’auditorium dell’Istituto francese di Napoli e valevole per l’attribuzione di crediti formativi.
Un incontro che ha messo a confronto il mondo del giornalismo con quello della tecnica, delle istituzioni, del diritto.
La manifestazione, infatti, è stata organizzata in collaborazione con il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Napoli, l’Osservatorio Giovani della Regione Campania. 
Qui in basso il programma completo.

Sono interessato al tema oggetto dell’incontro – ha sottolineato il presidente degli ingegneri (nel video in basso il suo intervento integrale) – per svariati motivi. Come rappresentante del secondo Ordine degli Ingegneri d’Italia per numero di iscritti, come ingegnere del terzo settore e consigliere del C3i, organismo del nostro consiglio nazionale che si occupa proprio dei temi dell’ingegneria dell’informazione, tra cui l’Intelligenza Artificiale. Come operatore dell’informazione, poiché da giornalista pubblicista collaboro regolarmente con un quotidiano. Infine, come cittadino consapevole dell’importanza del ruolo del giornalismo come strumento di democrazia e di partecipazione“.

UNA DIFFICILE TRANSIZIONE
La transizione digitale – è stato ribadito – è un processo metabolizzato con difficoltà dal giornalismo che sempre più sta diventando giornalismo digitale.
Nel mondo dell’editoria che ha sempre meno risorse da investire, per svariati motivi (crollo vendite e raccolta pubblicitaria, difficoltà a monetizzare i contenuti digitali), l’intelligenza artificiale generativa potrebbe rappresentare una tentazione sul versante dei costi.
Tuttavia in un settore come il giornalismo, dove spesso la differenza è fatta dalla sensibilità e dallo stile di chi elabora e governa la notizia, un suo utilizzo indiscriminato potrebbe anche costituire un rischio sul fronte della qualità dell’informazione, del pluralismo e anche della democrazia.

LE INCERTEZZE GIURIDICHE
E questo senza contare i profili giuridici: il giornalismo presuppone che il direttore di una testata e l’autore di un contenuto giornalistico siano entrambi soggetti a responsabilità sia penale che civile.
 Ma, semplificando: se il giornalista è un “robot”, chi sarà il responsabile di quanto diffuso e pubblicato? Le questioni, insomma, sono complesse e chi dovrebbe scrivere le regole in materia è inevitabilmente in ritardo rispetto a uno scenario tecnologico in continua evoluzione, come hanno riconosciuto la commissaria Agcom Elisa Giorni e Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali.

CHATGPT: PERCHE’ LA MESSA AL BANDO
A rendere ancor più attuale il dibattito, la recente decisione del Garante per la protezione dei dati personali di bloccare – nel marzo scorso – ChatGpt. 
”Se non fossimo intervenuti – ha ribadito Guido Scorza l’utilizzo irregolare e non conforme alla nostra normativa dei dati personali usato da ChatGpt si sarebbe imposto come regola. Rifarei quella scelta“.
E Giorgio Ventre, direttore del Dipartimento Federiciano di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione Federiciano e della Apple Academy nonchè ex consigliere dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, ha tenuto a precisare quanto la decisione del Garante lo abbia trovato concorde. “Nel nostro paese a volte il mondo del diritto non è tempestivamente attento nei confronti delle tecnologie. Invece il Garante ha dimostrato l’interesse delle istituzioni nei confronti di questo problema e lo ha fatto con cognizione di causa: l’algoritmo di ChatGpt si è infatti dimostrato approssimativo. Ed è bene che proprio l’Italia abbia posto il problema”.

LA SPERIMENTAZIONE AL “FATTO QUOTIDIANO”
E intanto il giornalismo che cosa fa? Come si muove rispetto alle nuove tecnologie? Peter Gomez, direttore del Fattoquotidiano.it, collegato in videoconferenza, non ha nascosto il suo interesse per le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa.
Nella nostra redazione – ha detto – stiamo sperimentando questa tecnologia, che potrà anche avere effetti positivi sulla qualità del nostro lavoro e quindi sul prodotto offerto ai nostri lettori “.
Secondo Gomez, infatti, l’intelligenza artificiale potrà essere utile per sviluppare contenuti giornalistici “di routine”, magari fornendole lanci di agenzia e qualche ulteriore informazione di taglio originale ed esclusivo, lasciando all’algoritmo il compito di “cucinare” (come si dice in gergo giornalistico) la notizia.

GIORNALISTI NON MARGINALIZZATI, MA VALORIZZATI
E questo non rischia di marginalizzare il lavoro giornalistico? Gli editori – come ha evidenziato Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti – potrebbero essere tentati dai risparmi sui costi che indubbiamente la nuova tecnologia, con “robot” al posto dei giornalisti, può consentire e che rischiano di ingolosire aziende editoriali sempre più in difficoltà economiche.
Il rischio c’è, ma – come ha puntualizzato Peter Gomez – la nuova tecnologia potrebbe INVECE consentire di valorizzare le risorse giornalistiche “umane” che potrebbero essere impegnate in inchieste e approfondimenti nei quali la competenza e la capacità relazionale del redattore di qualità restano ancora fattori insostituibili. “Quando ero giovane – ha ricordato Gomez – non ero mai in redazione, ma stavo sempre fuori a cercare e raccogliere notizie. Solo la sera arrivavo al giornale e scrivevo il mio pezzo. Oggi invece vedo molti giovani colleghi di talento, che diventano forzati del computer, tutto il giorno dietro un monitor e una tastiera“.
L’intelligenza artificiale – ha sottolineato dal canto suo Carlo Bartoli – non è tutta da buttare. Per la raccolta dati potrà essere utile. Ma dobbiamo stare molto attenti perché gli effetti, se non governata in modo efficiente, possono essere devastanti. Professionalità ed etica distinguono il giornalista. Con questi elementi il giornalismo può sopravvivere altrimenti l’intelligenza artificiale ci sopravanzerà“.

UN PROBLEMA DI SCELTE E DI GESTIONE
In definitiva i partecipanti al dibattito si sono trovati concordi nel concludere che non esistono tecnologie buone o cattive, ma tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa e dalla capacità di arginarle entro norme certe.
Alla fine del dibattito il console di Francia Lise Moutoumalaya (nella foto con Gennaro Annunziata), che ha fatto gli onori di casa indossando una maglia del Calcio Napoli neo campione d’Italia, si è intrattenuta con gli ospiti, offrendo un cocktail allestito in una sala pavesata con uno striscione inneggiante alla squadra azzurra.
In definitiva vincere uno scudetto e con ben cinque giornate di anticipo rispetto alla conclusione del campionato resterà sempre un traguardo irraggiungibile da algoritmi e applicazioni. E saranno sempre gli uomini, con la loro passione e il loro talento, a fare la differenza.

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